Il minuto di silenzio: La storia del calcio attraverso i suoi eroi (Italian Edition) by Gigi Garanzini

Il minuto di silenzio: La storia del calcio attraverso i suoi eroi (Italian Edition) by Gigi Garanzini

autore:Gigi Garanzini [Garanzini, Gigi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sports & Outdoors, Football (American), Foreign Languages, Italian, Sports
ISBN: 9788852078699
Amazon: B01MR9Y6KG
editore: MONDADORI
pubblicato: 2017-02-13T23:00:00+00:00


Guglielmo Gabetto

(1916-1949)

Il Grande Torino aveva un fuoriclasse, Valentino Mazzola, una serie di grandi giocatori di altrettanto grande sostanza, a cominciare da Castigliano e Loik, e un artista col vizio del gol. Si chiamava Guglielmo Gabetto, era un torinese di Borgo Aurora che divise la sua carriera esattamente a metà: i primi sette anni nella Juventus, gli ultimi sette nel Torino. In maglia bianconera segnò 87 gol, un po’ più di uno ogni due partite: in granata migliorò la media, timbrandone 122. Perché la Juve nell’estate del ’41 abbia deciso di cederlo ai cugini, o cuginastri, sia pur per la ragguardevole somma di 330mila lire, ma a soli 25 anni, è sempre rimasto un mistero. Che turbò a lungo i sonni del tifo bianconero, e rese radiosi quelli della torcida granata.

Da qui a raccontarlo è tutt’altro paio di maniche. Sì, certo, il capello imbrillantinato, l’eleganza felpata, l’atteggiamento vagamente snob anche quando tirava aria di battaglia. Ma questo serve al più a spiegare il soprannome di Barone, non a ritrarne la dimensione di campione. Che dava l’impressione di estraniarsi, anche per lunghi tratti, e poi colpiva d’incontro, quando la guardia dell’avversario era abbassata. Che alla giocata facile si accostava con degnazione perché solo quella difficile, meglio se apparentemente impossibile, gli era davvero congeniale. Che aveva in repertorio ogni genere di prodezza grazie al suo fisico longilineo, all’andatura che le lunghe gambe facevano sembrare ancor più dinoccolata, a qualità acrobatiche del tutto fuori dal comune. A cominciare dalla potenza in elevazione e dalla scelta di tempo nello stacco. La specialità degli ultimi metri era la spaccata, con cui rubava al difensore la frazione di secondo decisiva sui cross di Menti e del suo amico Ossola. Quella di cui più andava fiero la rovesciata, che era parente stretta di un salto mortale con il pallone colpito a uncino nel punto più alto della parabola. In corsa dribblava secco, da certe mischie d’area sgusciava alla maniera di un contorsionista.

Un po’ perché torinese, un po’ perché la seconda pelle granata aveva cancellato le tracce della prima bianconera, quando al Filadelfia segnava Gabetto era festa. Più festa del solito.



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